?MILANO Paura, sfiducia, ma molto più
spesso totale indifferenza: la pensione
per i giovani è un obiettivo talmente
lontano da sembrare un concetto
astratto. “Come molti miei coetanei –
osserva Elisa Zanetti, 23 anni, studen-
tessa di Economia a Firenze – non ci
penso, e quando mi capita di farlo, ve-
do solo un futuro incerto: le decisioni
si subiscono sempre dall’alto“.
“PER ORA PENSO AL LAVORO” “È un argo-
mento che noi giovani consideriamo
qualcosa di molto lontano – le fa eco
Maurizio Rogliero, 24 anni e studi di
giurisprudenza in corso a Bari -. Abbia-
mo paura di quello che succederà: l’im-
pressione è che si tratti di un proble-
ma che dovremo risolverci da soli”. C’è
anche da considerare che tra le urgen-
ze “in calendario” è il lavoro ad avere
la precedenza. “Il primo pensiero – os-
serva infatti Martino Trapani, rappre-
sentante degli studenti nel cda dell’Uni-
versità La Sapienza di Roma per la lista
“Vento di cambiamento” – è quello
per l’occupazione, anche se adesso,
con tutto il parlare che si è fatto del tfr,
qualche discussione in merito si comincia
a farla. Ad esempio noi studenti
in medicina vediamo in maniera positiva
la prossima attuazione delle legge
sugli specializzandi, che prevede un
accantonamento contributivo”.
Molto più negativo sull’atteggiamento
dei ragazzi è Gianluca Senatore, eletto
nella lista “Sapienza in movimento”
sempre nell’ateneo della capitale.
“PARLIAMONE A SCUOLA” “Siamo messi
malissimo – dichiara -, c’è bisogno di
stimoli, nelle scuole come nelle università.
Tutti si interessano poco di politica,
figuriamoci di pensioni. È un tema
che comincia a essere preso in considerazione
solo dopo l’entrata nel mondo
del lavoro”. Qual è il parere allora di
chi ha cominciato da poco a lavorare,magari con contratti a tempo determinato?
“Mi sto informando – racconta
Katia Casanova, 32 anni, assunta a termine
come impiegata a Milano -, anche
se ci sono tanti punti di domanda,
sul tfr, sulla possibilità di sommare i
contributi di tante esperienze lavorative
diverse. Bisogna dare il tempo a chi
governa di organizzarsi e di trovare una
soluzione positiva”.
TFR? IN AZIENDA Per ora ha optato per
l’affidamento all’azienda del Tfr: il domani
Francesca Sirna (25 anni, un lavoro
a tempo presso un gruppo bancario
meneghino) lo vede alquanto incerto.
“Ho paura e sono sfiduciata – dice
-. In Italia chi governa tende a non
immedesimarsi troppo nelle persone.
La prospettiva è di avere pensioni basse
e per di più sulla base di stipendi a
loro volta bassi”.
“Bisogna prendere atto del fatto che il
mondo giovanile conosce poco o nulladel welfare – osserva Cristian Carrara,
alla guida del Forum Nazionale dei
Giovani -. È proprio per questo che
chiediamo alle istituzioni di lavorare
sul tema dell’educazione pensionistica”.
Materia che in altri Paesi è da tempo
oggetto di intervento, come sottolinea
Gianluca Budano, segretario nazionale
dei giovani delle Acli. “In Gran
Bretagna lo Stato investe somme ingenti
per programmi specifici: non è
con uno spot che si raggiungono i giovani,
bisogna combattere il totale disinteresse
a partire dalla lotta alla totale
disinformazione, cosa che noi facciamo
da qualche anno tra i nostri associati
ma anche in contesti esterni,
scuole e università soprattutto”. Occorre
anche convincere le istituzioni a considerare
i più giovani come una parte
attiva della società, da consultare quando
si prendono decisioni che vanno a
incidere sul loro futuro. “Siamo stati invitati
a febbraio dal Ministero dell’Economia e del Lavoro – ricorda Tobia Zevi,
Responsabile Welfare ed Istruzione
del Forum – per portare le nostre proposte
sul tema pensioni. Tra le priorità
individuate, la necessità di sviluppare
un sistema di ammortizzatori sociali
per garantire continuità contributiva
a chi non ha lavori continui, il tema
del riscatto degli anni di formazione,
la necessità di informare sul futuro della
previdenza e della previdenza complementare”.
C’È MOLTO DA FARE Adesso l’importante
è tenere aperto il dialogo, con la richiesta,
già inoltrata al Governo, “di far sedere
il Forum al tavolo della riforma del
welfare e del lavoro – conclude Carrara
– in modo da poter pungolare istituzioni
e sindacati a tener conto anche
delle istanze dei giovani”. Ma non basta
certo coinvolgere un’associazione.
C’è ancora molto (quasi tutto) da fare.