Roma – In seguito a segnalazioni ricorrenti l’Italia dei Diritti intraprenderà una battaglia per salvaguardare tutti quei cittadini che si rivolgono alle banche per cambiare assegni e si vedono privati di un loro diritto, perché queste si rifiutano di accetarli. Abbiamo già trattato la cosa in un precedentemente. Antonello De Pierro, presidente del movimento Italia dei diritti, ha chiesto un incontro al presidente dell’ABI.
“È un comportamento assolutamente vergognoso – commenta De Pierro – al quale abbiamo assistito e assistiamo. Siamo a conoscenza di tantissimi casi di questo tipo e la nostra vocazione da paladini della giustizia e difensori dei diritti dei cittadini non ci permette assolutamente di mettere il freno alla nostra voglia di risolvere o almeno di portare davanti all’opinione pubblica un problema cosi grave.
Spesso gli assegni vengono consegnati alle persone da società assicurative per risarcimento di un danno subito. Oltre a quelle che sono le conseguenze del danno stesso, che grazie alla copertura assicurativa viene risarcito, il povero cittadino spesso deve anche affrontare l’umiliazione di vedersi negare i soldi che gli spettano di diritto. La scusa più utilizzata da chi si trova allo sportello o chi gestisce una filiale è quella dei motivi di sicurezza. Ci sembra una scusa abbastanza inutile perché basterebbe fare due verifiche per sapere se a beneficio di quella persona l’assicurazione, che è cliente della banca, ha elargito l’assegno.
È giusto effettuare dei controlli di sicurezza, ma senza abusare. Chi si rifiuta di cambiare l’assegno, trattenendo i soldi che sono disponibili per la persona, commette, a nostro avviso, il reato di appropriazione indebita codificato dal art. 646 del codice penale e probabilmente con le aggravanti del comma 11 dell’articolo 61 che farebbero passare la procedibilità, quindi la perseguibilità del reato stesso, dal procedimento a querela di parte a quello d’ufficio. Certo è più comodo e vantaggioso per una banca chiedere al cliente di accendere un conto per poter venire in possesso del suo denaro. L’invito che noi facciamo, a tutti coloro i quali vengono a trovarsi in una situazione del genere, è quello di chiamare una pattuglia di polizia o carabinieri, chiedere l’identificazione di chi ha opposto materialmente rifiuto e presentare all’autorità giudiziaria entro 3 mesi, come previsto dal codice, una denuncia querela per appropriazione indebita.
La nostra intenzione è quella di iniziare oggi una battaglia civile – conclude De Pierro – e proseguire fino a quando si potrà parlare di una completa risoluzione di una grave violazione dei diritti. È per questo che chiediamo innanzitutto un incontro con il presidente dell’ABI, qualora non dovesse venir accolto metteremo in atto proteste, anche eclatanti, e di forte impatto mediatico con tutti i mezzi a nostra disposizione”.