“Basta pensare che Torino debba sempre arrivare seconda dopo Milano. Adesso è ora di cambiare marcia e, prima ancora, la mentalità politica con cui si affronta questo rapporto”. Claudia Porchietto – candidata Presidente alla Provincia di Torino per il Centrodestra – non lascia spazio alle incertezze, e sulla questione, quasi “storica”, delle relazioni fra il capoluogo piemontese e quello lombardo non ha dubbi: “Abbiamo – afferma – le carte in regola per arrivare ad un rapporto paritario con Milano, anzi di più”.
Cosa intende dire?
“Che la nostra città, la nostra provincia, hanno tutte le caratteristiche per essere vincenti anche in questa partita. D’altra parte, le ultime vicende della Fiat, ma più in generale le capacità e le risorse del tessuto produttivo e sociale torinese, hanno dato negli ultimi tempi molte prove di riuscire dove altri territori hanno fallito. Non dimentichiamo che se si stanno raggiungendo determinati risultati, è soprattutto perché Torino ha una solida struttura economica e sociale, le capacità imprenditoriali e culturali per riuscire”.
Gli esempi negativi, però, non sono mancati.
“Certamente. Gli errori, e molti, sono stati compiuti e di questo dobbiamo rendercene ben conto per imparare a non sbagliare più. Fa venire i brividi ripensare a vicende come quelle della Telecom, della fusione fra Banca Intesa e Sanpaolo IMI, ma anche alla fine che hanno fatto comparti che qui sono nati come quello del cinema e della televisione, senza contare la brutta storia del Grinzane Cavour. Si tratta di una serie troppo lunga di esempi di strategie sbagliate per il nostro territorio, strategie perseguite con la pura volontà di depauperare Torino di risorse che le erano proprie. Da questo punto di vista la situazione non sembra certo migliorata: le vicende di Iride-Enìa e di Gtt-Atm insegnano molto”.
I Torinesi, però, non sembra se ne siano resi conto.
“Io credo di sì, invece. Il problema vero è che la classe politica che ha governato la Città e la Provincia in questi anni, non è stata capace di difendere fino in fondo non una Torinesità vecchia e polverosa, ma il riconoscimento di quanto questo territorio ha dato per la crescita di tutto il Paese”.
Torino contro Milano dunque?
“No. Vede, la questione dei rapporti fra Torino e Milano non può essere ridotta ad una diatriba di campanili oppure ad un conflitto tra localismi. Torino e Milano rappresentano due aree metropolitane che possono collaborare ed integrarsi, che hanno molto in comune, ma che non possono vivere questo rapporto in termini di superiorità dell’una e dell’altra parte. Detto questo, è importante che Torino smetta di piangersi addosso: abbiamo tutti i numeri per raccogliere una sfida, quella dello sviluppo e della crescita, essendo ragionevolmente sicuri di riuscire a vincerla. D’altra parte, non c’è solo Milano…”.
Cosa vuol dire?
“Che Torino può anche guardare ad altre aree. Basta pensare a quanto potrebbe produrre, in termini di economia e cultura, una maggiore collaborazione con Genova e Lione. Anzi, una sorta di triangolo con queste due altre città avrebbe anche il carattere di piattaforma transnazionale di livello europeo costruita su un sentire comune, su storie e infrastrutture condivise, su tipologie territoriali non contrapposte. Sarebbe una sorta di laboratorio territoriale, esempio per molte altre aree simili”.
Ma non crede che se Torino non riesce ad avere un rapporto alla pari con Milano, difficilmente possa averlo con altre due città di cui una oltre confine?
“Lo ripeto: si tratta di rendersi conto delle nostre capacità. E, poi, pensare ancora in termini di confini è esattamente il modo sbagliato di porre la questione. L’Europa non è un’entità astratta: è la realtà in cui noi dobbiamo ancora imparare a muoverci. Torino ha, proprio per la sua collocazione geografica, una grande possibilità: quella di colloquiare da un lato con Genova, quindi con il Mediterraneo, e, dall’altro, con Lione, quindi con una delle aree più forti d’Europa. Basta iniziare a lavorare in questo senso e i risultati arriveranno”.
Lei crede che il federalismo possa aiutare il cammino su questa strada?
“Penso di sì. Tuttavia, la semplice etichetta non basta. Occorre che Torino e la sua Amministrazione provinciale diventino un centro di innovazione vera, una fonte di iniziative, non solamente un centro di spesa come è quasi sempre accaduto fino ad oggi. Torino deve guardare dentro se stessa e riscoprire quanto ha di forte da dare al Paese. E magari anche Milano si renderà conto di quanto siamo bravi”.