È in scena fino al 19 aprile al teatro Elicantropo di Napoli “Puccetto ed Olopierno” nuovo interessante spettacolo del regista-filosofo Massimo Maraviglia che ce lo descrive così:
Puccetto e Olopierno è un’antifavola che ha per protagonista un Orco (Olopierno) e un dàimon (Puccetto) che s’incontrano qualche briciolo d’eterno prima che l’Orco tiri le cuoia. Olopierno è malato, forse perché ha mangiato troppo o male o entrambe le cose, o forse perché ha vissuto distrattamente, rinunciando ai suoi talenti per concentrarsi ad ammazzare le mosche sue ignare nemiche. La sua storia è già scritta e nessuna delle sue improbabili magie gli consentirebbe di cancellarla e poi riscriverla. Ma se una storia è già scritta, ciò non toglie che la si possa interpretare nel migliore dei modi. Interpretare nel migliore dei modi è davvero un lavoraccio che Olopierno – come tutti gli orchi – non si è reso conto di dovere, potere, sapere, voler fare. Se un senso manca, perché cercarlo? Rinunciare a cercare vuol dire ammalarsi, l’orco lo sa e per questo nega a se stesso d’essere ammalato, perché a dispetto di tutto non vuole ancora rinunciare a un’altra possibile storia. Ma perché la propria storia diventi un’altra, diventi d’altri, ci vuole un salto per scavalcare il solco, ma lui è goffo e camuffato a se stesso, e allora non gli resta altro da fare che cavalcare il suo malestrìno a dondolo, raccontare le sue sconclusionate favole al poroso Puccetto, suo dàimon ed altro possibile se stesso, forse per farlo addormentare una volta e per sempre o, forse, per cercare di guarirlo dal male distratto di vivere.
Tessuto con un fine lessico arcaico-barocco dove irrompono spesso parole estratte dal lessico quotidiano, questo spettacolo è il viaggio nell’interiorità dell’altro che ha il sapore di un viaggio onirico tra le nebbie di un tempo non precisato Grande prova dei due protagonisti Giovanni Ascione, nel ruolo di Puccetto e Giuseppe Cerrone, nella parte dell’orco Olopierno, che hanno saputo rendere alla scena la partitura profondamente introiettata dei loro rispettivi personaggi. Da citare l’inquietante perpetua dell’orco interpretata da Marina Macca e le due splendide voci di Leila D’Angelo e Giuseppe De Liso.
Degna di nota, come sempre, l’iterpretazione musicale del quartetto d’archi dei maestri Borrelli, Fontanarosa, Conzo ed Avitabile che hanno saputo dare un nerbo alla musica forse ancora immatura ed un po’ troppo scolastica del giovane compositore Canio Fidanza che con poca originalità ha preparato, per un testo teatrale che meritava ben altra carica musicale, alcune pallide partiture che, forse per paura di urtare la sensibilità del pubblico, sanno fin troppo di settecento napoletano. Da un giovane c’era da aspettarsi qualcosa di più ardito , elaborato ed attinente al testo. Tuttavia nel complesso queste partiture vengono a configurarsi, grazie soprattutto alla maestria degli esecutori, come un accettabile tappeto sonoro di accompagnamento.
Per info sulle repliche dello spettacolo, questo il numero del teatro Elicantropo: 081. 296640.