L’acciaio ricopre un ruolo importantissimo in diversi settori, e i progressi nel campo della metallurgia hanno ampliato ulteriormente il campo di applicazione di questa lega, rendendo l’acciaio sempre più utilizzato in settori quali quello industriale, petrolifero e petrolchimico, energetico, minerario, nucleare ed alimentare. L’acciaio si presta però anche ad altri tipi di lavorazione, di tutt’altra natura, come dimostrano alcune celebri opere d’arte, prima fra tutte “La lancia di Luce” di Arnaldo Pomodoro, che svetta in Corso del Popolo a Terni.
Non è un caso che una tale imponente opera in acciaio sorga proprio nella città umbra: Terni ha infatti alle spalle una lunga tradizione nella lavorazione meccanica dell’acciaio, e l’opera venne commissionata al grande artista marchigiano nel 1984, anno in cui cadeva il centesimo anniversario della fondazione delle acciaierie della città. La fondazione delle acciaierie di Terni risale infatti al 1884, ma le prime fabbriche si insediarono addirittura tra il XVIII e il XIX secolo, grazie alla posizione strategica della città e ad un abbondante approvvigionamento idrico. Durante la Prima GuerraMondiale le acciaierie lavoravano soprattutto per l’industria bellica, e nemmeno i bombardamenti sulla città durante la Seconda Guerra Mondiale riuscirono ad abbattere le acciaierie della città, che riuscirono a rimanere in piedi e, in tempi recenti, a rinnovarsi e ad affrontare nuove sfide. Fu il Presidente Sandro Pertini, dopo una visita alle acciaierie nel 1984, a proporre la costruzione di un’opera che sottolineasse l’importanza di questa industria e la bravura di chi ci lavorava duramente, e nello stesso anno i dirigenti dell’industria siderurgica e alcuni esponenti politici della città, dopo essere rimasti profondamente colpiti da una mostra di Pomodoro tenutasi a Firenze, decisero di affidare l’opera proprio al grande artista marchigiano. Colpito a sua volta dalla visita alle acciaierie, Pomodoro progettò un imponente obelisco a base triangolare che fosse in grado di esaltare sia le acciaierie che l’ingegno dell’uomo, e che fosse al contempo una celebrazione e un monito verso i traguardi tecnologici raggiunti. Per la realizzazione dell’opera Pomodoro si avvalse dell’aiuto di Mario Finocchio, dirigente del settore fonderia, che propose di usare l’acciaio inossidabile. La carpenteria inox è infatti uno dei fiori all’occhiello delle acciaierie di Terni. La realizzazione dell’opera si rivelò più problematica del previsto, a causa della complessità e della monumentalità dell’opera (30 metri di altezza, quattro sezioni una diversa dall’altra, centinaia di parti assemblate), ma dallo studio del progetto alla finitura acciaio inox gli sforzi e l’ingegno dei tecnici riuscirono a portare ad un ottimo risultato. In particolare, si decise di suddividere la scultura, realizzando i vari pezzi singolarmente, per poi ricomporli in un secondo momento: le 27 parti fuse, oltre alle 400 parti minori, vennero unite tramite saldatura acciaio elettrica e taglio al plasma, e il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: un obelisco che domina lo spazio circostante e che racconta la storia del legame che unisce la città alle acciaierie. La prima sezione, realizzata in acciaio corten, dà un’idea di ferro arrugginito, e simboleggia il passato, mentre la seconda e la terza sezione, in acciaio inox, simboleggiano il presente, e la quarta, geometrica e pulita, realizzata in ottone lucente, sta ad indicare la speranza per il futuro.
A cura di Francesca
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