All’interno della sezione speciale è presente un’intervista inedita realizzata dal nostro direttore Mattea Guantieri e da Gian Arturo Rota (genero e fidato collaboratore di Gino) immaginando che Veronelli fosse ancora in vita, toccando temi a lui tra i più cari. Le risposte sono realmente sue e si riferiscono a dichiarazioni, orali e scritte, edite e inedite, recuperate dal suo archivio.
Ecco un breve estratto.
Gino, tu hai cambiato la storia del vino italiano, sei partito dalla terra, hai camminato tra le vigne. Hai ingaggiato battaglie aspre, tutte in aiuto e a difesa dei contadini e della differenziazione; ti sei battuto contro i profeti dell’omologazione, difendendo i piccoli vignaioli, poi divenuti grandi.
“Il vino è il canto della terra verso il cielo. Questa, questa sola è la ragione per cui scrivo, con autentica rabbia, di questioni “vitivinicole”. Quando iniziai – 1956 – il mio lavoro di ricerca, mi trovai di fronte ad una situazione di grave disagio se non addirittura al disastro. Per aiutare l’economia italiana dissestata da una guerra perduta, gli esperti americani, nell’ambito del piano Marshall, avevano individuato nel frazionamento, il limite peggiore – era il migliore – della nostra agricoltura, e applicato il criterio degli accorpamenti e della razionalizzazione, come nel loro paese. Non avevano però compreso che per l’Italia valeva del tutto l’esatto contrario: l’individuazione – regione per regione, provincia per provincia, comune per comune, luogo via luogo – delle aree più vocate alla coltivazione della vigna e alla produzione del vino, sarebbe stata l’unica, reale forza. L’Italia ha il privilegio di terre, climi, storia e uomini d’ineguagliabile possibilità.”
Questo e molto altro ancora nel numero di Novembre di A Tavola, in edicola questo mese.
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