QUANDO NARCISO VA’ IN AULA.

Ho seguito molti corsi di formazione e spesso mi sono posta una domanda molto importante per chi intende operare in questo settore: come si diventa formatori e perché viene scelta questa professione?

Chi lo fa con VERA passione, chi investe totalmente anima e cuore, chi crede nella forza del trasferimento incondizionato delle conoscenze, ha solitamente un unico focus: aiutare gli altri ad ottenere una marcia in più, ad accrescere il proprio bagaglio di conoscenze e utilizzare nuovi strumenti utili per ampliare le possibilità di scelta della propria vita.

Nell’affascinante mondo del fine ultimo, dello scopo principe che ci porta ad intraprendere una attività piuttosto che un’altra, ti è mai capitato di inciampare tra le grinfie del Trainer Narciso? Si, proprio lui, colui che ha scelto di svolgere questa attività per compensare le proprie carenze: disistima, timidezza, insicurezza, desiderio di una rivincita, voglia di primeggiare ed apparire per onnubilare tutti i timori e le paure che hanno connotato la sua esistenza nei primi anni di vita.

Beh, senz’altro un uomo coraggioso che si è posto una bella sfida nella vita!
Ma, a mio dire, anche abbastanza pericoloso se inserito in un contesto in cui si opera per dare “in primis” e per ricevere solo in seconda istanza.

Ed ecco che le luci della ribalta si accendono tra quelle quattro mura, in quell’aula dove tutti volgono lo sguardo verso un unico obiettivo: il docente.

Lo spauracchio dell’insicurezza e della timidezza trova un’abile rivale.
Finalmente le paure trascorse sfumano via grazie a quegli occhi incuriositi, quelle orecchie interessate e quei plausi di ovazione a volte inaspettati; questo nei migliori casi in cui timori e competenza trovano il corretto sodalizio.

In questi momenti cruciali, nella fase in cui “lui” è lì per raccontare le sue conoscenze, il suo sapere, le strategie apprese dai libri e dal percorso di vita personale e professionale, a cosa mira la sua attenzione? ad apparire o a dare? ad emergere o a trasferire? ad aiutare gli altri o inneggiare se stesso?

Ed ecco che il fantomatico “One Man Band”, dopo aver portato la propria persona all’estremo ultimo della performance, congeda tutti con entusiasmo e motivazione. Torna a casa, soddisfatto del conto e compiaciuto di se stesso.

Nel mentre gli attenti corsisti, felici di aver attinto ad un carico non indifferente di energia, passione e forme di sapere insolite, allo scoccare di tre/quattro giorni si accorgono che quanto accaduto assume magicamente le sembianze di un lontano ricordo, annebbiato e sfumato.

Fortuna che un elemento reale e concreto li riporta con i piedi per terra: il c/c bancario a volte dilapidato.

E la formazione? Non questa … parlo di formazione continua e costante, parlo di attivazione di reali cambiamenti nelle persone, parlo di assistenza a lungo raggio, di vicinanza e costanza, di azioni in grado di sostenere ed innescare le risorse potenzianti presenti in ogni persona.

Parlo di un percorso di miglioramento continuo, reale e concreto.

Tutto ciò è appannaggio di un coach, un personal coach che all’esigua cifra di 150/200 euro a seduta ti accompagna e ti assiste verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Oppure se vuoi un’assistenza continua -on line-, ti basta versare un’altra piccola somma di denaro ed il gioco è fatto: entri nella macchina infernale della massificazione. Stessi temi, stesse risposte, stesse domande precostituite, stessi testi, stesso tutto. L’attivazione dell’annullamento dell’individuo e della sua singolarità nella totalità della massa è rapida ed indolore.

L’aspetto più inebriante è dato dal fatto che lo stesso sedicente formatore nella vita personale risulta assolutamente incoerente rispetto a quanto va predicando in aula. Come si suol dire “predica bene ma razzola male!”.

Ma per fortuna sono in pochi quelli che incarnano queste caratteristiche.
Molte società e molti trainer meritano appieno il plauso che li accompagna lungo il loro percorso professionale. Molti altri, ahimè, farebbero bene a cambiare attività e a ricercare qualcosa di più attinente alle loro inclinazioni.

E tu, qual è il tipo di formatore che prediligi? …

Francesca M.

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