Youdroop, il nuovo marketplace b2b

Molte aziende nascono pensando ai punti di forza del momento, e dove il mercato tira maggiormente. YouDroop fa esattamente la cosa opposta: parte dalla crisi, dal precariato del lavoro. E trova la soluzione utilizzando lo strumento di comunicazione più potente, il web.

Ma cos’è YouDroop? YouDroop nasce da due esigenze da sempre presenti all’interno del mondo commerciale: minimizzare i rischi e aumentare le vendite. Per colmare queste esigenze l’azienda ha creato quindi un marketplace B2B finalizzato al commercio elettronico aziendale che agevola l’interazione tra fornitori/produttori/grossisti e rivenditori online/dettaglio. Ció è motivato dal crescente spostamento delle imprese verso l’online business.

Il portale da la possibilità ai fornitori e rivenditori di utilizzare il metodo del dropshipping (il fornitore spedisce direttamente ai clienti finali) per le compravendite. Questo sistema di vendita rappresenta numerosi vantaggi per chi apre la partita IVA perchè non presenta rischi di magazzino invenduto o di ingenti somme da investire e permette di entrare facilmente nel e-commerce online. Il fornitore invece grazie a questo sistema può espandere la propria rete di vendita, avendo a disposizione un parco rivenditori a basso costo.

L’uso del dropshipping per le vendite è ormai ben consolidato tra gli e-commerce statunitensi, e da molti addetti ai lavori è considerato il business del futuro, grazie ai rischi minimi e alle potenzialità di espansione commerciale.

YouDroop tuttavia oltre all’integrazione all’interno del marketplace di questa metodologia di vendita, ha inserito anche la classica tipologia di spedizione che prevede i tre passaggi (fornitore-rivenditore-cliente). Altri strumenti come l’esportazione su eBay, pagamento tramite Paypal e numerosi servizi L’idea è nata da un giovane ventunenne che a differenza di molti non ama i paragoni con i corrispettivi americani: “Recentemente ho seguito con interesse numerosi casi di startup come Volunia o Egomnia. Credo che il problema maggiore sia la ricerca ossessiva di uno “Zuckerberg” o un “Larry Page” italiano.

Il segreto? Pensare da americani, creare da italiani

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