Molte persone ritengono che l’endoscopia sia una scienza moderna, frutto dell’invenzione di sonde e telecamere che permettono di “spiare” all’interno del corpo del paziente. In realtà si tratta di una disciplina molto più antica di quel che si sarebbe portati a credere, il cui pioniere fu il medico arabo Albukasim vissuto a cavallo fra il X e l’XI secolo che per primo ebbe l’intuizione di realizzare un rudimentale strumento per tale scopo.
La vera e propria svolta giunse all’inizio dell’Ottocento con il medico tedesco Phillip Bozzini che mise a punto dei metodi più innovativi per esaminare gli orifizi del corpo umano; per tutto il secolo XIX gli scienziati cercarono di costruire e affinare strumenti di questo tipo fino ad arrivare al 1853, anno in cui il francese Desormeaux realizzò un dispositivo a tubo aperto.
Naturalmente ne dovette passare molta di acqua sotto i ponti prima che venissero messe a punto le moderne tecnologie per l’endoscopia, la cui efficacia è anche frutto dei monitor endoscopici ad esse collegati che permettono di visualizzare al meglio le immagini catturate.
Questi display sono dotati di un’elevata risoluzione e anche la nitidezza delle immagini e la resa cromatica sono notevoli, proprio perché un’ottimale visualizzazione è alla base della corretta interpretazione delle immagini e, dunque, della precisa diagnosi delle condizioni del paziente.