Bruciati vivi per il profitto capitalistico
Mentre i politicanti populisti e razzisti si spartiscono le poltrone del governo, non si ferma la strage sui posti di lavoro, l’unico settore che non conosce crisi: il capitale esige le sue vittime sacrificali tutti i giorni della settimana, festivi compresi, senza distinzione di nazionalità, di contratto, di età.
Domenica 13 maggio è avvenuto un gravissimo incidente nelle Acciaierie Venete di Padova, fabbrica che produce h. 24. Una colata di acciaio fuso ha investito quattro operai: Marian Bratu, Sergiu Todita, Simone Vivian e Davide Federic, che sono in condizioni gravissime.
La dinamica dei fatti parla della rottura di un perno della siviera con cui viene trasportato l’acciaio fuso. La caduta del recipiente ha causato la fuoriuscita dell’acciaio liquido che ha investito gli operai, bruciandoli vivi. Esprimiamo vicinanza e solidarietà agli operai e ai loro familiari.
Anche in questo caso non si è trattato di fatalità, ma di un incidente determinato dalla volontà di ottenere il massimo profitto da parte del capitalista.
I cedimenti strutturali avvengono perché i padroni limitano al massimo le spese per riparazioni e manutenzione, non sostituiscono i mezzi di lavoro anche se sono logorati dall’uso, perché ciò ha conseguenze sul saggio di profitto, da incrementare a ogni costo.
Inoltre, è ben noto il fattore di rischio derivante dall’interferenza fra il percorso di trasporto delle siviere e le posizioni di lavoro e di transito degli operai. I quattro operai dovevano essere a distanza di sicurezza. Se questa misura di prevenzione non è stata rispettata, se gli operai non erano in posizioni protette, è perché l’organizzazione del lavoro imposta dal capitalista è finalizzata alla massima estrazione di plusvalore dalla forza-lavoro degli operai.
Gli operai non devono fermarsi mai, devono lavorare nelle peggiori condizioni e senza riguardo alla loro salute, sotto perenne minaccia di licenziamento, perché in tal modo si può ottenere un maggiore profitto capitalistico.
Questa è la principale causa dell’aumento degli infortuni e dei morti sul lavoro!
La realtà odierna del capitalismo smentisce tutte le chiacchiere dei riformisti e dei populisti, e conferma che gli assassinii sui posti di lavoro possono venire eliminati solo con l’abolizione dell’ordinamento capitalistico.
Non crediamo alle lacrime di coccodrillo versate dai rappresentanti dello Stato borghese: ogni responsabilità sarà riversata sugli stessi operai.
Non attendiamoci nulla di buono dai vertici sindacali, se non le solite richieste di “tavoli sulla sicurezza” che non risolveranno nulla, mentre firmano contratti che peggiorano le nostre condizioni di lavoro.
Non attendiamoci giudici imparziali, poiché sperare in un giudizio imparziale nella società della schiavitù del lavoro salariato è un’illusione come quella di pensare che i capitalisti siano indifferenti quando si tratta del profitto del capitale.
Le sicurezza sul lavoro può e deve essere imposta in fabbrica e fuori con il fronte unico di lotta operaia per il lavoro sicuro, stabile e dignitoso per tutti, per la riduzione drastica dell’orario di lavoro a parità di salario, la riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro, l’aumento delle pause, l’abolizione delle controriforme delle pensioni che ci costringono a lavorare sino allo sfinimento, l’abolizione del Jobs Act che ci rende più ricattabili e precari, per imporre il pieno rispetto di tutte le norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dalle acciaierie di Padova all’Ilva, dalla Fiat-FCA alla Embraco, dalla Lucchini a Almaviva, esigiamo lo sciopero generale nazionale di classe!
Allo stesso tempo diciamo che i comunisti e gli operai più avanzati non possono ancora più a lungo sfuggire al compito che gli si pone ineluttabilmente davanti: la formazione del partito indipendente della classe operaia, per guidare la lotta per la rivoluzione e il socialismo, la società senza sfruttamento dell’essere umano sull’essere umano.
13 maggio 2018
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia