Sono tornate le vendite sul mercato del petrolio. Dopo un lunghissimo rally che ha spinto le quotazioni dell’oro nero verso un rialzo del 70% nell’ultimo anno (a causa dell’aumento della domanda e dell’offerta limitata da parte dell’OPEC), adesso il clima si è un po’ raffreddato. Sul mercato petrolifero pesano soprattutto due elementi. Da una parte ci sono i ragionamenti di Opec e Russia riguardo ai tetti alla produzione. Dall’altra anche la dinamica della quotazione del dollaro.
I driver del mercato del petrolio
Anzitutto i dati di questo brusco calo. Il greggio è tornato in prossimità di quota 70 dollari a New York, e basta vedere una qualunque piattaforma trading online gratis per cogliere il momento fortemente bearish del mercato. Il future sul Brent è sceso sotto il livello degli 80 dollari.
Le discussioni tra i Paesi Opec e la Russia potrebbero portare delle novità a breve termine. Da San Pietroburgo i ministri dell’energia dei due paesi hanno spiegato che l’aumento dei prezzi che è stato registrato negli ultimi mesi potrebbe spingere a un indebolimento dell’accordo produttivo. In sostanza potrebbero essere rimossi dei limiti all’output. E’ quindi probabile che ci sarà un graduale aumento della produzione da qui alla fine del 2018. se ne discuterà durante il prossimo incontro in programma il 22 giugno a Vienna. Secondo fonti riportate da Reuters, il taglio potrebbe essere ridotto e la produzione incrementata di circa 1 mln di barili al giorno.
Il petrolio ha reagito con un tonfo, che ha mandato in crisi anche chi adotta strategie scalping Forex visto lo stretto legame con il dollaro e con altre economie. Ma davvero Arabia Saudita e Russia sono pronte a rottamare il piano che ha tolto dal mercato petrolifero 1,8 milioni di barili al giorno? Pare proprio di sì, anche perché si è creato inaspettatamente un buco di offerta derivante dal ripristino delle sanzioni all’Iran e dalla crisi venezuelana.