Le instabilità vissute nell’ultimo anno e mezzo, hanno accresciuto i dubbi sul futuro prezzo del barile di petrolio. Anche se il Brent attualmente viaggia sopra i 60 dollari e il Wti oltre quota 55 dollari, c’è chi ipotizza un crollo fino a 20 dollari nei prossimi anni, se non addirittura sui 10 dollari. Una miseria.
Il futuro del prezzo del barile
Ma cosa – secondo queste previsioni – starebbe per sconvolgere il mercato? Le energie verdi e in special modo la probabile forte diffusione delle auto elettriche. Finora il petrolio è stato il carburante incontrastato delle quattro ruote e questo ha tenuto sempre in alto il prezzo del barile, ma domani il settore potrebbe cambiare radicalmente volto. Oggi come oggi, investendo uno stesso ammontare di capitale in impianti a energia eolica e solare per dare energia ai veicoli elettrici, sarebbe già molto più vantaggiosa rispetto a quella generata da petrolio a 60 dollari al barile. Per contrastare questo vantaggio, bisognerebbe scendere forse anche sotto i 20 dollari. Tutti i progetti petroliferi che prevedono un break-even maggiore sono quindi a rischio.
Si comprende allora perché la quotazione dell’oro nero fa molta fatica a restare in alto. Il prezzo del barile come detto viaggia verso i 55-60 dollari, ma già si vedono pattern homing pigeon e descending hawk che fanno presagire una discesa delle quotazioni. Del resto l’OPEC+ con estrema fatica sta tenendo il mercato sui binari del’equilibrio domanda-offerta.
Come si riorganizzano i gruppi petroliferi
Dunque, i giorni del petrolio come carburante principe sono contati? Non è detto, o almeno non subito. Le compagnie petrolifere di certo non stanno a guardare mentro il prezzo del barile cala e si va a infilanle nel suo canale di Keltner (channel), ed hanno a loro vantaggio il fattore tempo, perché prima che il business delle energie green riuscirà ad affarmersi e godere dei vantaggi di scala di cui gode attualmente l’oil, ce ne passa. Inoltre i veicoli elettrici sono attualmente più costosi di quelli a benzina e diesel, e ci vorrà almeno un altro lustro prima che i prezzi si bilancino. Questo lasso di tempo servirà ai grandi gruppi petroliferi di riorganizzarsi per tentare di essere meno dipendenti dal petrolio, posizionandosi a loro volta nel business delle energie rinnovabili e riconvertendo le raffinerie in bioraffinerie.