La tempesta Covid ha travolto tutti i settori economici, paralizzando l’attività industriale globale e spingendo al ribasso la domanda di materie prime. Prima che cominciasse l’estate però, quasi tutti gli analisti erano convinti che i prezzi sarebbero cresciuti, a seguito della ripresa dell’attività economica. Questo discorso valeva principalmente per il rame, ma anche per l’argento.
La ripresa dell’economia e le materie prime
Proprio riguardo al silver metal, va detto però che in pochi si aspettavano una crescita così sostenuta. La “price action” di questa materia prima è stata infatti molto più aggressiva del previsto.
Dai 19 dollari per oncia che valeva all’inizio di luglio, si è arrivato a un prezzo massimo di circa 29 dollari all’inizio di agosto. Dopo alcune oscillazioni, il prezzo dell’argento sembra esseri stabilizzato ai livelli attuali di circa 27 dollari.
Non stupisce quindi che si sia sviluppata una forte sete di argento negli investitori. Una sete che ha finito per attingere anche al bacino degli ETF che, nel solo 2020, hanno visto le partecipazioni aumentare di 8800 tonnellate.
I driver della crescita
La convinzione che il prezzo di questa materia prima si sarebbe gonfiato nasceva da diversi fattori.
Anzitutto l’anomalo rapporto oro-argento (troppo sbilanciato a favore del gold). A luglio tale rapporto era intorno a 100, il che significa che un’oncia d’oro poteva acquistare 100 once d’argento. Ad agosto è sceso poi verso 70.
In secondo luogo le limitate forniture di argento fisico per la consegna agli investitori.
Infine il miglioramento delle prospettive globali dell’industria manifatturiera. Bisogna infatti ricordare che l’argento è un metallo che trova largo impiego in ambito industriale.
Anche dal punto di vista tecnico, c’erano segnali importanti. L’indicatore alligator evidenziava infatti che il “coccodrillo” era pronto ad aprire le sue fauci.
Prospettive ancora interessanti
Va infine aggiunto che, malgrado i recenti balzi di prezzo, le prospettive continuano a rimanere rosee. La minaccia di un aumento dell’inflazione e la nuova posizione di politica monetaria della Federal Reserve per mirare all’inflazione media del 2%, finirà per mantenere i tassi di interesse reali più bassi. Ciò dovrebbe contribuire a sostenere i prezzi dell’argento a lungo termine, anche se chi sa che cos’è la volatilità dei mercati, se ne aspetta ancora parecchia.
Potrebbe quindi essere solo una questione di tempo, prima che l’argento segua le orme dell’oro e spingendosi ai massimi storici.