Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Prima o poi qualcuno doveva prendere le difese dei così detti bimbominkia, ascoltare il “grido sociale” che si cela dietro il loro atteggiamento superficiale, spregiudicato, irritante. E sapevo anche che, la necessità di una difesa o supposta “apologia”, avrebbe potuto generare altri mostri, evidenziare i narcisismi e il protagonismo dei “difensori”, “avvocati” stessi dei bimbominkia o bimbominkia loro stessi…
…Fino quasi a un possibile oltranzismo: l’evocazione di nuovi guru a suggello di una definitiva cesura generazionale.
Fortunatamente, posso dire, non è andata così: o, per lo meno, possiamo dire che c’è apologia e “apologia”. Qualcuno, riconosciuta l’inevitabilità di una più attenta analisi esistenziale del Bimbominkia, ha saputo affrontare la questione, “tenere la strada”, misurare le parole, custodire la lucidità.
Compiere, insomma, un lavoro anzitutto su se stesso, come conduttore di un dialogo personale quanto interpersonale. Mi riferisco insomma a Stefano Mazzei, giovane psicoterapeuta fiorentino ed autore del saggio La Piaga (Press & Archeos, novembre 2015).
Quello di Mazzei è un saggio dalle molteplici diramazioni culturali, in cui si pone in questione la nascita e la divulgazione del neologismo in questione, affermatosi notevolmente nella cultura giovanile e non solo.
Chi è un “bimbominkia”? Cosa fa per sopravvivere e come fare per sopravvivergli, emotivamente ed intellettualmente? L’autore, attraverso una narrazione avvincente ed originale e nella forma di un’apologia partecipata, dà voce al “grido” celato dietro questa apparente piaga sociale.